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[433] Dopo essersi svagati con questo racconto, i quattro cavalieri si rimettono in via, e la sera sono albergati con grande onore da un ospite cortese. Mentre si mettono a tavola, sopravviene un altro cavaliere, e trova anch’egli lieta accoglienza. Ma se gli altri sono di buon umore e mangiano appetitosamente, così non è del Morhault. E il re Meliadus, avvedendosene e ben sapendo il perché, «le alast il voulentiers gabant, s’il n’eüst doubte que le Morhault ne s’en alast trop courroussant malement.»(1654) Tuttavia al termine del mangiare rompe i ritegni, e prende a stuzzicarlo e beffeggiarlo alquanto, per sollazzo della brigata. Il Morhault si vendica, dicendo ch’egli può, volendo, narrar di lui una certa avventura, forse ancor più risibile della sua. Meliadus lo prega di tacere, meravigliando come l’abbia risaputa; i compagni insistono perché parli; alla fine, piuttosto che lasciar dire ad altri, Meliadus preferisce narrare egli stesso il suo proprio scorno.
Narri pure Meliadus: fa benissimo. Noi invece faremo assai meglio omettendo il racconto,(1655) e cercando invece di cavare il costrutto da tutte le cose che abbiam preso dal Tristan e dal Palamedès. Degli esemplari raccolti, manifestamente il più importante senza paragone è lo scorno del Morhault colle sue appendici. Ognuno si sarà avveduto di non avere là dentro semplici riscontri per la scelta di Doralice. Questi ci sono bensì, e meritano molto riguardo, anche perché il rapporto diretto è confermato da un’identificazione anteriore; ma il fatto più importante si è, che con questo modello possiamo tener dietro a Rodomonte anche dopo la partenza dal campo pagano.
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