Rodomonte parte da un campo di assediatori, togliendo così il poderoso aiuto del suo braccio, e parte adirato anche contro il suo signore. Queste circostanze si ritrovano in un fatto culminante della guerra di Spagna, là dove Orlando, ricevuta da Carlo Magno la famosa guanciata, se ne va di sotto Pamplona.(1656) Ira repressa, malinconia, sdegno di veder rimeritato così male il lungo e fedele servire, dominano l’animo d’Orlando non meno che quello di Rodomonte, e accompagnano entrambi nel loro solitario cavalcare.(1657) Sennonché nessuna donna occupa la mente del nipote di Carlo, mentre i pensieri del re di Sarza sono divisi tra due oggetti: Agramante e le femmine (XXVII, 117-21; 125-26). Insomma, in Rodomonte abbiamo Orlando sovrapposto al Morhault e a Pharamont. Ma non c’è bisogno di soggiungere come tutti costoro diano soltanto le note fondamentali, su cui l’Ariosto viene componendo le sue geniali variazioni.
Del resto, in iscorcio, una Doralice ci fu pur dipinta dal Conte di Scandiano: voglio dire Tisbina, la quale, con tutto l’amore che portava ad Iroldo, s’accomoda ben facilmente al cambio di Prasildo (Inn., I, XII, 88-89). Costei ha occasione di fare senza sua vergogna ciò di cui Lodovico attribuisce a Doralice il desiderio, quando, morto Mandricardo, rimane Ruggiero (XXX, 71-73). È l’uccisore del Tartaro. Cosa importa?
Finalmente, eccomi alla grande questione: la novella di Astolfo e Giocondo. Grande, solo per averla taluni voluta intorbidare in ossequio a certi loro pregiudizi; ché del resto potevano rimanere oscuri alcuni punti, ma quanto alla somma, [436] non avrebbe dovuto esserci disparità di pareri, neppur prima che un nuovo documento venisse ad accrescere insperatamente la luce.
| |
Spagna Orlando Carlo Magno Pamplona Ira Orlando Rodomonte Sennonché Carlo Sarza Agramante Rodomonte Orlando Morhault Pharamont Ariosto Doralice Conte Scandiano Tisbina Iroldo Prasildo Inn Lodovico Doralice Mandricardo Ruggiero Tartaro Astolfo Giocondo
|