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      A tutto ciò mette il più manifesto de’ suggelli quel nome di Astolfo portato in entrambe le versioni da uno dei protagonisti. Che se in un caso è Astolfo il re, nell’altro il cavaliere privato, ciò ravviluppa, ma non allenta il legame. Piuttosto questo rovesciamento ci rafforzerà nel pensiero di non credere casuale che sia comune anche il nome di Fiammetta, pur essendo attribuito a personaggi diversi. Per terminare, non vuol esser taciuta la convenienza delle conclusioni ultime, cioè la deliberazione che accompagna il ritorno, di tenersi pacificamente le mogli che s’hanno.
      Quali saranno le conclusioni? Che il Sercambi sia stato comunque mediatore tra l’oriente e l’Ariosto? - Nient’affatto. Messer Lodovico può ancor egli prendersi la rivincita, e mostrare come in più cose sia lui che meglio s’accorda colle Mille e una Notte. Ciò non avvien senza regola: egli ha il sopravvento nella prima parte; il suo competitore lo ha poi. Nel Furioso come nella redazione araba i due personaggi principali abitano città diverse e lontane. A questo tratto, la mancanza del quale produce nel Sercambi un deplorevole storpiamento di tutto quanto il principio, si rannodano varie altre somiglianze. Abbiamo in entrambe le redazioni, sebbene per motivi diversi, il desiderio vivissimo, qui del re longobardo, là [448] dell’indo-cinese, di avere a sé il cavaliere romano e il re di Samarcanda; abbiamo l’andata dagli uni agli altri di persona che porti, orale o scritta, l’espressione di cotal desiderio; abbiamo la partenza di Giocondo e Sciahzemàn per un lungo viaggio.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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