(1704) Ciò tuttavia non mi toglie di ritenere più probabile l’emanazione in maniera più semplice e diretta da una fonte che ancora si sottrae agli sguardi.
[456] CAPITOLO XVI
Rodomonte nella solitudine. - Morte di Zerbino. - Isabella e il romito. - Incontro con Rodomonte. - Morte d’Isabella. - Il ponticello e le sue giostre. - Fiordiligi.
Chi conosce la benevolenza di Messer Lodovico per il sesso femminile, sa a priori che ad un racconto così maligno, qual è quello di cui abbiam tanto ragionato, dovrà tener dietro un’espiazione. Da ciò il discorso apologetico (XXVIII, 76-83), che il poeta ebbe cura di mettere sulla bocca d’un uomo maturo, e ben altrimenti autorevole che non fosse l’ostiere:
Quivi era un uom d’età, ch’avea più rettaOpinïon degli altri, e ingegno, e ardire.
Per le sue labbra parla il nostro Lodovico. E di certo dice cose santissime, che senza dubbio egli si sarà studiato molte volte di persuadere altrui, se non altro in presenza di dame. Ma questa catarsi non basta: l’offesa fu troppo grave. Per vedere pienamente risarcito il sesso gentile, conviene accompagnare Rodomonte, che prosegue il suo viaggio.
Egli lascia la terra per l’acqua, poi di nuovo l’acqua per la terra (XXVIII, 86-91), sì da diventare immagine viva dell’uomo che ha perduto la pace dell’anima, qual era stato ritratto da Orazio (Odi, III, I, 37).(1705) Da ultimo si riduce ad una specie di romitaggio. Questa, nei romanzi, è la solita fine dei cavalieri a cui tocca la buona o cattiva sorte di scampare alle battaglie e ai duelli.
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