E le circostanze non permettono similmente di istituire, come parrebbe volere il Panizzi, un vero confronto col caso di Piramo e Tisbe presso Ovidio, sebbene qualche pensiero sia veramente emanato di là.(1709) Se alle Dee fosse concesso morire, e quindi anche invocare la morte, Isabella potrebbe avere somiglianze maggiori con Venere, disperata per la morte di Adone.(1710) Al frate che sopraggiunge mentre la misera si abbandona ad atti di estremo dolore (st. 87), nei romanzi della Tavola Rotonda fanno riscontro [458] cavalieri.(1711) Da questi nessuno si aspetterà di udire parole di conforto veramente efficace e pensieri ascetici.(1712) Sicché, non convenendo di ridurre in briciole il testo - sennò d’originale non ci sarebbero, al più, che le lettere dell’alfabeto - è da tirar di lungo, senza fermarsi ad ogni minuzia. E così, se l’eremita, forse ricordandosi di Rustico e d’Alibech, si guarda bene dal condurre al suo ricovero la fanciulla ch’egli ha ridotto a pensieri celesti, e la guida molti giorni, non ci affanneremo per designare modelli determinati. Quel portare attorno il cadavere dentro una cassa, si disse da taluni un’idea ispirata dal noto fatto di Giovanna la Pazza.(1713) Non voglio negare la possibilità; ma le somiglianze sono così remote, che nulla si guadagna, e molto s’arrischia ad affermare. Isabella non commette follie di alcuna specie; dagli atti suoi non ci accorgeremmo neppure che essa cavalchi accanto al feretro dell’amante adorato.
È appunto Isabella in compagnia dell’eremita che dalla sua mala sorte è tratta ad imbattersi in Rodomonte (XXVIII, 95). Se la donna fosse scortata da un cavaliere, vedremmo qui immancabilmente succedere un duello.
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