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      Costei si richiama all’autorità di Martino Cromero, storico rispettabile, che intorno alla metà del cinquecento scrisse trenta libri De origine et rebus gestis Polonorum. Passo per buona la testimonianza, e non mi do la briga di chiederne altre; mi fido del Cromero, il quale non avrà di certo narrato un fatto anteriore a lui di più che due secoli, senza averne attestazioni valevoli, o che almeno paressero tali a’ suoi occhi. Orbene, all’anno 1326 egli racconta(1723) di una terribile invasione fatta da Venceslao nella Marca di Brandeburgo, con gran copia di aiuti Russi e Lituani. Venceslao si avanza fino a Francoforte, saccheggiando, bruciando, raccogliendo prigioni. Soprattutto i suoi barbari alleati si segnalano per crudeltà: fanno mal governo di matrone e di vergini; profanano e incendiano chiese. «Memoratur autem forte et praeclarum monachae cuiusdam facinus: quae capta a Lituano quopiam, cum ad stuprum traheretur, rogavit eum ne sibi vim faceret: mercedis autem loco promisit, se eum edocturam esse, quî corpus eius vulnerari nullo unquam ferro posset. Quod cum discere ille percuperet, iugulum ei fortis puella praebuit, ut [461] in se eius rei periculum faceret. Credulus, ille, stricto gladio, caput eius amputavit. Sic illa barbari libidinem elusit, stuprumque turpe morte honesta evasit.»
      Per verità, meglio riflettendo, che proprio il medesimo fatto sia accaduto due volte, non par troppo verosimile. - O dunque? - Con buon rispetto del Cromero e del Barbaro, bisognerà dire che l’uno o l’altro ci abbia inconsapevolmente venduto una fiaba.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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