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      Così penso io; altri giudicherà in altro modo. Invece tutti, o quasi, saremo d’accordo nel ravvicinare l’apostrofe finale (st. 26-27) colla famosa di Virgilio a Niso ed Eurialo.(1732)
      [464] Ciò che qui per Rodomonte è un’opera di espiazione, lo stabilimento di un passo, nei romanzi della Tavola Rotonda suole aver luogo per altri motivi di vario genere. Per lo più è semplice desiderio di provarsi con molti; a volte, volontà di una dama; altrove si mira propriamente ad impedire un accesso. Ma la differenza importa ben poco di fronte al fatto che i ponti dove non si passa oltre senza giostrare ed abbattere, brulicano nel reame di Logres e in tutti i paesi in cui sogliono aggirarsi gli Erranti. Per la perdita delle armi, ed anche per il restar prigionieri, citai già molti esempi,(1733) e non starò a ricitarne. Insomma, se questo ponte si distingue dagli altri, gli è solo per la mancanza di sponde e per quel continuo cader nel fiume dei cavalieri che vi vengono a giostra con Rodomonte (st. 33-34; 36). Sennonché in ogni romanzo si vede qualche giostrante cadere nell’acqua, ed anche affogarvi.(1734) I ponti dei romanzi non sono di regola opere monumentali, come del resto non erano per la massima parte quelli che il medioevo fabbricava per uso d’altro che della fantasia. Ed anche costruendo il suo così angusto, Rodomonte non ha fatto nulla d’insolito. Per esempio, non è più largo di un piede e mezzo (immerso nell’acqua per soprappiù) uno di quelli che soli danno accesso al dominio del re Baudemagu(s) nel Lancelot.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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