Ruggiero, a quanto ci si assicura, la ricambia di un affetto non meno intenso; tuttavia la sua vita non pende da questo filo; il suo fuoco produce assai più fumo che fiamma. Egli è un amante molto ragionevole e tranquillo; in lui non c’è nulla dell’esaltamento febbrile di Tristano, di Lancilotto, di Palamidesse. L’amore occupa solo un posto ne’ suoi pensieri; e non il maggiore né il sommo. Così suole accadere nella vita: l’uomo, sia pure innamoratissimo, non abbandona perciò le altre cure, gli altri sogni; invece nella donna, quasi non viene a penetrare una passione, che in sé non concentri ed assorba tutta quanta l’esistenza.
E non solo nel graduare l’intensità dei sentimenti l’Ariosto ha badato al reale: tutta la storia intima di Bradamante, dal ritorno d’Ippalca (XXX, 76) fino alla partenza sua propria (XXXII, 49), è una stupenda analisi psicologica. Lodovico ha qui ritratto con singolare verità la successione dei sentimenti, tenendo conto di tutte le cause determinanti: delle esterne, non meno che delle interne. Queste ultime erano qualche cosa d’indipendente dalla volontà del poeta; non così le prime, che era in sua facoltà il governare ad arbitrio. E di questa facoltà egli fece un uso sapiente per rafforzare ed accelerare lo sviluppo intimo della passione. Bradamante comincia ad essere punta dalla gelosia? Ecco le parole del cavaliere Guascone (XXXII, 30) dar corpo al sospetto, e farla scivolare sullo sdrucciolo dove [473] aveva posto spontaneamente il piede. Insomma, tutto è misurato, tutto è studiato, e nondimeno tutto è naturale.
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