Tutto, se badiamo al contenuto. Nella forma un poco di falso entra già nelle previsioni, e però siam disposti a tollerarlo. Anzi, ci reputiamo a guadagno se questa volta anche le parlate (XXXII, 18-25, 37-46) sono meno infette che in certi altri casi.
Considerazioni siffatte sembrano quasi equivalere a un comando di non cercare più oltre. Poiché all’Ariosto la conoscenza del cuore umano non si può negare di certo, ogni altra indagine di fonti parrà superflua. Sennonché uno scrittore avvezzo ad imitare, non può né vuole, anche quando studia la natura, astenersi dal rivolgere insieme l’occhio ai suoi modelli abituali. Egli ne riceve impulsi; egli toglie di là circostanze secondarie. E c’è il caso di scoprire che non si contenti nient’affatto di ciò. Certo giova qui poco il confronto delle gelosie d’Orlando presso il Boiardo. Anche il nipote di Carlo si butta, è vero, sul letto e prorompe in querimonie di parecchie ottave (Inn., I, II, 22; XXV, 51); ma lasciando stare che avviene il medesimo in molti altri esempi di prosatori e poeti e prima che tutto nella vita reale, la somiglianza non penetra oltre la superficie. Piuttosto qualche idea deve il suo nascimento ad Ovidio,(1770) senza che ne scemi per ciò la verità e l’originalità. E più ancora c’è ragione di risovvenirsi d’Isotta, la regina di Cornovaglia, che ancor essa si crede tradita, e con maggior fondamento di Bradamante, dacché le sono giunte nuove sicure delle nozze di Tristano con Isotta dalle Bianche Mani. Tristano vive colla sposa come con una sorella, ingannandone la candida ingenuità; ma chi potrebbe mai immaginare una tale stranezza?
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