(1813) Con tutto ciò l’epiteto, anziché semplicemente dedotto, sarà stato preso bell’e fatto da qualche altro personaggio; come a dire Brun,(1814) Meleagant,(1815) o chi altri so io.(1816)
[482] La nostra Tavola Ritonda, che a suo luogo (I, 103) ha riprodotto, in modo particolare,(1817) l’episodio che io pure ho riassunto, molto più oltre, verso la fine del romanzo (I, 488), ce lo torna poi a ripetere con circostanze alquanto diverse. Raddoppiamenti cosiffatti occorrono frequentemente nelle compilazioni. Orbene, per una parte ci troviamo più discosti dal Furioso: l’incontro colla donzella è uno solo. Ma ne avremo un compenso. Tristano, cavalcando con Astore - e qui c’è già un accrescimento di somiglianza - s’abbatte in «una donzella a cavallo, la quale andava forte piagnendo, e avea sua roba tutta tagliata di torno alla cintura, sicché sua matera risembrava tutta addolorata; e vedevansi tutti i suoi membri dalla cintura in giù iscoperti.»(1818) Domandata da Tristano, dice cose che conosciamo di già: Breus - così le ha detto di chiamarsi - ha fatto calpestare lo scudo dal cavallo, «Sì mi tagliò tutta mia roba, sì come voi vedete; e sì mi fece giurare ch’io no muterei altra roba per infino a tanto ch’io non parlerei a Lancialotto, e ch’io gli dicessi che ciò egli faceva per suo dispetto.» Tristano, indignato, giura di trarre a fine Breus, se mai lo trova. Ma prima di lui lo trova Lancilotto, al quale Astore ha narrato lo sconcio oltraggio, e lo uccide.
I panni tagliati della donzella rendono evidente ciò che prima poteva sembrare soltanto probabile: Ullania procede dalla messaggera della Dama del Lago.
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