(1832) Qui Carlo Magno pronunzierebbe il giudizio di Paride,(1833) sicché in quei tre re, di Svezia, di Scozia e [486] di Norvegia(1834) (XXXII, 54), che vengono colla donzella per acquistare la palma, si è tentati di vedere il riflesso delle tre Dee. La gara non dovrebb’essere tra loro soli; Madonna la regina, come s’è detto, pretende addirittura al cavaliere più valente del mondo. Sennonché stia pur cheta: né Rinaldo, né Ruggiero vorrebbero confinarsi con lei - sia pure, com’ella si crede, la più bella donna che mai fosse (st. 53) - tra i ghiacci dell’Islanda, quand’anche non fossero trattenuti da altri legami. Però la diversità è minore che non paia. Ed è da badar bene a quei pensieri di Bradamante, dopo udita tutta la storia:
. . . . . . . . . . . e in somma pensaChe questo scudo in Francia sia per porre
Discordia e rissa e nimicizia immensaFra’ Paladini et altri, se vuol Carlo
Chiarir chi sia il miglior, e a colui darlo.
(St. 60.)
È un fumo a cui non segue alcuna fiamma. Lo scudo scompare al castello di Marganorre (XXXVII, 112), ed insieme scompaiono i tre re. Chi li ha visti li ha visti. Ma questo gittar là grandi promesse, alle quali non tengono dietro effetti di sorta, so spiegare in un modo solo. Introducendo lo scudo, Lodovico pensava di cavarne quello appunto che teme Bradamante. Esso doveva servire a trarre ancora in lungo la guerra, facendo nascere nel campo cristiano dissensi simili a quelli che misero a soqquadro il pagano e che costarono la vita a Mandricardo. Poi il poeta mutò pensiero, se pure non fu soltanto un rimetterne ad altro tempo l’esecuzione.
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