Et cil se font tout maintenant armer, et viennent en la cort aval et montent sor .II. bons chevaus, qi illeuc estoient apresté.»
Frattanto Dynadan non ha cessato di borbottare. Lo costringe a smettere l’uscita dei due avversarî, tra i quali Tristano lascia a lui libera la scelta. L’ira gli accresce le forze: «Et Dynadans, qi durement estoit iriez, lesse corre au chevalier de la tor, et le fiert si en son venir, qe il [le] porte del cheval a terre, ou vueille ou non.... Et Tristan s’adresce a l’autre, et li donne si dure encontre, q’il li fet vuidier les arçons, et le porte a terre moult felonneusement(1850).... Lors entrent leens, et descendent en mi la cort», e sono condotti al palagio, dove, spogliate le armature, si fanno loro indossare altre vesti. Come poi sopravvengono i due ospiti, Dynadan biasima loro l’usanza,(1851) tanto che essi se ne offendono e gli presagiscono che dovrà andarsene suo malgrado senza aspettare l’indomani. Ed ecco infatti sopraggiungere alla porta due altri cavalieri, che già altra volta avevano albergato là dentro; l’uno Palamidesse, l’altro Gaheriet. «Quant il sont a la porte venuz, por ce q’il la troverent fermee, car ja estoit assez tart,(1852) il crient a haute voiz tant come il poent: Issez hors, seignor chevalier; nous voulons leenz hebergier par la costume qe vos i avez acostumee.» Figuriamoci Dynadan! «Il est tant iriez durement, q’a poi q’il n’enrage de deul.» Egli se ne andrebbe e abbandonerebbe l’ostello senza contrastarlo altrimenti, se non [490] fossero gli ammonimenti di Tristano, che s’ingegna di fargli intendere la vergogna di una condotta siffatta.
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