Certo li scalpellò di nuovo; conveniva renderli adatti a servire di ornamento in una costruzione affatto diversa e bisognava metterli d’accordo collo stile del nuovo edificio. Ecco dunque che per assimilazione al costume mascolino anche la conseguenza dell’esser giudicata meno bella si riduce ad una nottata da passare all’aperto.
Ma certo anche per sole ragioni etiche l’Ariosto non avrebbe mantenuto le barbare decapitazioni in uso al Chastel de Plor [503] e al Chastel Cruel. Un certo attenuamento si troverebbe di già in una terza variante, dataci del pari dal Tristan (II, f.o 87)(1913), ossia nella storia di Mennonas e di una dama, Grisinde, da lui rapita a forza. S’odiano l’un l’altro; egli ferma il patto di andar con lei errando: se si trova cavaliere più prode, essa gli taglierà il capo; se donna più bella, egli farà a lei altrettanto. Errano a luogo senza incontrare né l’una cosa né l’altra. Poi si pongono dinanzi ad un loro castello, Mennonas in un padiglione vermiglio, la dama in uno bianco. Rinnovano la prova con quanti cavalieri e dame passano di là. Ancora non c’è venuta donna più bella. Belle meno, in gran numero. E che stabilisce la legge rispetto a queste? - «Mes s’il avient qe celle qi aventure i aportera ne soit si bele com est ceste, elle i est de tant vergondee de toz ceux du chastel; et li en covient raaler s’en(1914) tout a pié et avillee et leidoïe(1915) de toz cex du pais com moult de paroles qe il li dient a grant plenté, et de leides et de vileines.» Sicché delle due parti una sola è qui esposta a perdere la vita.
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