(1933) Potessero anche render ragione di ogni [507] singolo particolare - e non è questo il caso - ci accadrebbe come a chi tagliasse a pezzi un corpo vivo: la riunione di quei pezzi sarà sempre un cadavere; e nelle parti e nel tutto si cercherà invano la vita. E la vita qui consiste nelle successive manifestazioni e negli urti cui dà luogo una passione, la quale ci potrebbe dare il titolo per quest’azione drammatica: la Gelosia.
Il suono del corno per domandare battaglia (XXXV, 65), la facoltà chiesta e impetrata da Serpentino (st. 66), il suo pronto abbattimento (st. 67), trovano, come l’orditura generale, raffronti a josa nelle narrazioni analoghe, di cui ho enumerato alcune.(1934) La cortesia del ritenere il cavallo all’abbattuto è comunissima nei romanzi della Tavola Rotonda. L’usano continuamente i baroni più prodi: Lancilotto, Tristano, Galasso. E considerati ad uno ad uno, sono formole di romanzi cavallereschi tutti gli atti ed incidenti che seguono poi: il non trattenere i vinti;(1935) la domanda di un nuovo e migliore campione, [508] e in qualche caso anche proprio di un avversario determinato;(1936) le minacce di tali, che bentosto andranno a dare delle cosce per terra;(1937) il chiedere il nome all’avversario prima di misurarsi con lui.(1938)
Soltanto nel duello di Ferraù si esce un poco dalla via trita: prima con quella umiltà, strana davvero nel vantator spagnuolo;(1939) poi - e queste sono novità buone - col rossore di Bradamante nel nominare Ruggiero, e col principio d’innamoramento per parte del cavaliere.
| |
Potessero Gelosia Serpentino Tavola Rotonda Lancilotto Tristano Galasso Ferraù Bradamante Ruggiero
|