Certo è che quei due bambini avevano a diventar grandi; nei romanzi cavallereschi non si danno mai alla luce fanciulli perché muoiano in fasce. Sicché le poche parole dell’autore dell’Aspramonte, ossia del solito Andrea da Barberino, conchiudono assai: già alla fine del secolo XIV o al principio del XV esistevano narrazioni romanzesche su due figliuoli gemelli di Riccieri, un maschio ed una femmina.
Per avere maggior lume, ricorriamo agli Aspramonti in rima. Ce n’è due: uno inedito,(1948) l’altro stampato e ristampato ben molte volte. Il primo si attiene, per ciò che riguarda il nostro punto, alla versione più genuina:
Arsa fu quella dama e ’l traditore,(1949)
Tanto che ciener fecion d’amendue.
(C. VIII.)
[512] Il secondo (c. XII) fa scampare la donna, sebbene non precisamente come aveva detto Andrea. Almonte, nel quale la conversione di «Galicella» e il suo sposalizio con un Cristiano non hanno punto soffocato l’amor fraterno, le suggerisce di tornarsene tosto in Africa, per sottrarsi allo sdegno del padre. Ed essa entra in nave, portando seco le armi; uccide nel viaggio tutti coloro che stavano con lei nel legno; approda; e dato fuoco alla nave, se ne va soletta ad un castello, dove trova ospitalità presso la signora del luogo. Qui muore nel dare alla luce due figli.(1950) Ma sulla sorte avvenire di questi bambini, il rimatore è muto affatto.
Che una loro storia non s’abbia proprio a trovare? - Cercando bene, se ne scovano due. Principio da quella che, una volta conosciuta, parrebbe potersi mettere in disparte, ossia dal Libro di Rambaldo: un romanzo in prosa legato da strettissimi vincoli col Guerrino Meschino, che ci è conservato dal Codice Palatino della Nazionale di Firenze E. 5. 5. 19.
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