34), al posto del Tigri subentra il Nilo. Ed è ancora continuando a risalire questo fiume, che si trovano poi le meraviglie che nella versione dei manoscritti berlinese e torinese s’avevano procedendo verso le sorgenti del Tigri, non esclusa la Terra di promissione (l. II, cap. 52) e il Paradiso diliziano.
Tutte queste cose hanno per noi la loro utilità. Non solo il Prete Janni si trova nel poema dell’Ariosto per l’esempio dei romanzi anteriori, ma è altresì in grazia di quelli che in prossimità dell’Etiopia veniamo ad avere e una bocca dell’Inferno e la montagna del Paradiso terrestre. Per una parte del suo viaggio fantastico Astolfo era dunque in parte stato preceduto da Ugo; il quale dovrebbe bensì chiedere al figliuolo di Ottone le notizie del mondo della luna, ma quanto all’inferno, potrebbe fargli da maestro, avendo avuto l’onore di giungere fino a Belzebù. Né l’attribuire all’Ariosto la conoscenza dell’Ugo d’Alvernia ha nulla di arbitrario o di arrischiato. Il romanzo era allora divulgatissimo; e, per non dire del poema a stampa, la libreria degli Estensi lo possedeva in due esemplari, [532] o due testi che fossero,(2034) vincendo così quella Visconteo-Sforzesca, che ne aveva uno solo,(2035) e fors’anche l’altra dei Gonzaga, di cui riman dubbio se ne avesse uno oppur due.(2036)
Del Prete Janni parlava poi ancor più diffusamente il Meschino, già lettissimo esso pure, riempiendo di lui, e di ciò che a lui si rannoda, gli ultimi quindici capitoli del terzo libro. Anche il Meschino avrà la sua andata ai regni delle anime; ma in tutt’altra parte.
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