Qui dove si discorre del Prete, il tono è quello di una sincerissima relazione di viaggi. Ebbene, Gli è, s’io non piglio errore, in questo loco, che Lodovico ebbe specialmente ad ispirarsi per la descrizione sua delle inestimabili ricchezze della reggia.(2037) M’induce soprattutto a pensarlo l’affinità di ciò che il poeta dice nella stanza 103 del canto XXXIII, colle parole seguenti del romanziere toscano (l. III, c. 30) «E poi entrammo in uno palagio, cioè in uno grande cortile. Ismontammo, e legammo i nostri cavalli a certe anella d’ariento, ch’erano commessi per le mura, come tra noi in Grecia le campanelle del ferro.» Nulla di analogo mi è accaduto di leggere nelle altre rappresentazioni corrispondenti, principiando dalla lettera famosa del Presto medesimo all’imperatore costantinopolitano Emanuele, fondamento di tutta questa letteratura. E se nel Furioso (st. 104)
Colonnate di limpido cristalloSon le gran loggie del palazzo regio,
[533] la ragione starà bene in ciò, che «nel mezzo di ciascuna finestra» della gran sala di Maestro Andrea «avia una colonna di cristallo»; mentre nella lettera, e conseguentemente in Giovanni da Mandavilla ecc., il cristallo adempie per le finestre solo l’ufficio nostro consueto.(2038) Vuol bene inoltre riportarsi verosimilmente al Meschino anche la notizia del tributo pagato dal Soldano d’Egitto e del suo perché (st. 106).(2039) Non derivano invece di lì la menzione del balsamo e di altri prodotti preziosi che si affermano tratti dalla terra del Presto (st.
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