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      (2092) La parte originale e geniale consistette nell’addossare a’ fianchi di quel monte le sedi delle anime che si purgano;(2093) e di ciò nell’Ariosto non è nulla. Lodovico batte dunque le vie usuali, che farò qui additare dall’autore del Fortunato (f.o 92 r.o), e per la parentela della materia, e perché costui, nel molteplice dissenso che c’era rispetto all’ubicazione della montagna, rappresenta l’idea che anche nel Furioso è attuata: «Alla fine di questa pianura trovarono uno [545] monte tanto altissimo, chella fine dell’alteza non poteano vedere, né eziandio el mezo; sul quale è conlocato il paradiso terresto... Il qual monte si chiama Monte Diliziano, ella provincia si chiama Etiopia.» L’imitazione di Dante è peraltro manifestissima nella descrizione delle bellezze di lassù (XXXIV, 49-51). Oltre al Paradiso Terrestre (Purg., XXVIII, 1), contribuì (st. 49) la valletta dei principi ancora esclusi dal Purgatorio (Purg., VII, 73).
      Il gran palazzo che sorge nel mezzo del piano (st. 51-54) sembra appartenere all’Ariosto. Considerato indipendentemente dal luogo, può confrontarsi colla casa di Amore in Apuleio, che si vide presente al poeta nel descrivere la rocca di Logistilla.(2094) Ed anche la reggia del sole in Ovidio vuol qui come allora ricordarsi; e insieme con essa (ravvicino si badi, non derivo) il palazzo di Venere nel Poliziano.(2095) Tutto quello sfolgoreggiare ricorda altresì la Celeste Gerusalemme, senza che qui punto si giunga dove giunge colla sua fantasia orientale l’autore dell’Apocalisse.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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