La maga che in sembianza di Rodomonte induce il re saracino a rompere l’accordo, è la Giuturna di Virgilio,(2136) fintasi Camerto tra i Rutuli (Aen., XII, 223), non più fiduciosi che gli Africani della vittoria del loro campione.(2137) Costei ottiene con un altro portento, ciò che il finto re di Sarza colla grande reputazione del suo valore. Agramante si crede al coperto da ogni pericolo se un tal guerriero è con lui: ai Rutuli, e a Tulunnio in particolare, infonde fiducia di vittoria sicura la persuasione di avere dalla propria parte gli Dei (Aen., XII, 244-60). E Sobrino e Marsilio, che si ritraggono nella terra per non partecipare al sacrilegio, paiono essi pure riflettere il re Latino (Ib., v. 285).
Anche in questa scena, l’imitato era imitatore esso stesso. Ma neppur qui mi pare che il modello primo, ancorché notissimo, credo bene, a Lodovico,(2138) abbia cooperato direttamente alla seconda imitazione. Certo non c’è da fondar nulla di solido sul fatto che l’ingannatrice, e nell’Iliade (IV, 73), e nel Furioso, parteggi per gli avversarî, sicché, sotto questo rispetto, Melissa risponda meglio ad Atena che a Giuturna. Quasi inclinerei piuttosto a tener qualche conto di un altro inganno del poema omerico, quando, prese le forme di Deifobo, la Glaucopide induce Ettore ad affrontare Achille (XXII, 226).(2139)
Senza alcun intervento del soprannaturale, interruzioni consimili s’erano già avute nei romanzi. Un esempio s’ha nel doppio duello già ricordato, tra il Danese e Carlotto da una parte, Karaheu e Sadoine dall’altra.
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