Colla nobile condotta di Karaheu, il quale, avendo i Saracini fatto prigioniero a tradimento il suo avversario Uggeri, va da sé stesso a porsi nelle mani dell’imperatore Carlo,(2140) può mettersi quella, voluta dai [556] giuramenti anteriori, di Ruggiero e Rinaldo (XXXIX, 8-9). Menzionerò anche Torindo, quando nell’Innamorato (I, XI, 15) disturba il combattimento di Sacripante e Agricane.
Sulla battaglia (st. 10-18) non giova fermarsi neppur questa volta. E nemmeno sul macello dei Pagani e sulla fuga. Già si sa: i Saracini non possono venire in Francia che per restarci a ingrassare il terreno, oppure, nella migliore ipotesi, per fuggirne un giorno o l’altro. Piuttosto la battaglia di mare contro l’armata che nacque di fronde (XXXIX, 78-86, XL, 6-9) dà luogo a qualche paragone con Lucano.(2141) Il proemio del canto XL farebbe poi credere che Lodovico dovesse essersi ispirato altresì alle descrizioni della vittoria riportata da Ippolito sui Veneziani.
Siamo sopra un terreno sgombro, dove si scivola, come giù per un pendio ghiacciato. Né il dolore di Agramante (XI, 36),(2142) né i conforti dell’assennato Sobrino (st. 37-40), sono adatti a trattenerci. Ad essere, navigando, frastornati da tempeste (st. 43), siamo oramai ben avvezzi.(2143) Ma il nocchiero col suo cauto suggerimento di riparare a terra, ed Agramante che tosto assente (st. 43-44), discendono senza dubbio, sebbene per linea un poco obliqua, da Palinuro e da Enea (Aen., V, 16-28).(2144) Nell’isoletta a cui s’approda si ferma il partito di ricorrere di nuovo a un combattimento di pochi (st.
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