Questa parte del romanzo ce ne dà prove ben manifeste.
Comunque sia, posto il principio, bisogna ammetterne le conseguenze. Quindi la liberazione dei sette re prigionieri di Dudone (XL, 71-82; XLI, 5-7). Per il fatto in sé stesso, non reco termini di paragone. Liberazioni di compagni ed amici ne [566] occorrono a bizzeffe, ed un esempio o due, presi dal mazzo, servirebbero a poco o nulla, dacché non ne vedo alcuno dove le circostanze s’incontrino con le nostre. Ruggiero nel duello con Dudone si contiene suppergiù (XL, 80-82, XLI, 4) come aveva fatto in quello con Rinaldo sotto Arli (XXXVIII, 89-90, XXXIX, 2-3): per le ragioni medesime.
La burrasca da cui sono colti il liberatore e i liberati mentre sopra una nave passano in Africa, ci riconduce, più che quella dei canti XVIII-XIX,(2175) ad esemplari latini.(2176) Molto ha qui dato Ovidio con la procella in cui naufraga Ceice;(2177) qualcosa Virgilio.(2178) Insieme tuttavia Lodovico ebbe pur l’occhio al Boiardo,(2179) tanto da rimanerne nella sua descrizione qualche verso quasi inalterato.(2180) Tutto ciò non ci fa alcuna meraviglia. Bensì ce ne cagiona qualche poco il ravvisare tra le fonti il Boccaccio. Ché il palischermo che per troppo peso s’affonda, e lo scampo della nave rimasta scarica di naviganti, provengono senza dubbio dalla novella della figliuola del Soldano, dovuta rammentare anche nei casi d’Isabella, ai quali pure sembrò aver dato, con altre cose, appunto un palischermo.(2181) Proposi allora la derivazione come un sospetto: ognuno intende quanta consistenza esso prenda da questo ritorno di Lodovico alla medesima fonte.
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