36-39), non ci dicono se non fatti ai quali assistemmo da un pezzo, sia nell’Innamorato, sia nello stesso Furioso. Le cose sapute fanno concepire a Rinaldo l’idea di un ritorno nell’India (st. 41). Concepire, o piuttosto riconcepire; poiché lo stesso disegno gli era entrato nella mente anche nel poema boiardesco, subito dopo aver bevuto alla fontana dell’amore (II, XV, 63). Dal canto suo, Angelica s’era mossa da Albraccà per solo desiderio di trovar lui (II, XVIII, 11). Agl’innamorati le lunghe strade non fanno paura. Può dircelo anche il paladino Orlando: il quale, molto tempo innanzi, travagliato, proprio come Rinaldo, oltre che dall’amore, dalla gelosia, s’era lui pure partito di Parigi, dopo gran pianto e lamento, prendendo la medesima direzione (Inn., I, II, 22-28).
Per andare dalla Francia nell’India o viceversa - chi non lo sa?(2190) - si passa dalla selva Ardenna e dalle due fonti famose. Arrivati che siamo in quelle parti,(2191) succede a Rinaldo un’avventura meravigliosa, che fa riscontro e contrapposto ad un’altra accadutagli in quello stesso luogo secondo l’Innamorato. Un giovinetto e tre dame lo avevano prima battuto fino ad esserne spossati, e quindi lo avevano indotto a bere dell’acqua amorosa (II, XV, 43-61). Qui nel Furioso un mostro orribile lo travaglia: ma un misterioso cavaliere gli viene in soccorso, e dopo averlo liberato, lo trae accortamente alla fonte del disamore, nella quale il paladino s’affretta a metter le labbra (st. 46-64). Entrambe le scene appartengono all’ordine soprannaturale; al Dio d’Amore e alle sue tre compagne si contrappongono presso Lodovico i ministri di Malagigi; ciò che fecero gli uni, è disfatto dagli altri.
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