Qui, come dicevo, abbiamo un mutamento di natura organica. All’incontro viene ad essere una semplice sovrapposizione [573] la parte che riguarda il nappo (st. 28-30); tant’è vero, che si potrebbe togliere, senza punto turbare il corso della narrazione.(2211) Donde l’idea dell’accoppiamento, è facile vedere: da somiglianze intrinseche tra le cose che si è pensato di unire. La metamorfosi temporanea di Cefalo ed il nappo fatato, mirano all’identico fine; e come l’una accade per opera di una Dea, così l’altro viene da una maga. Potrei anche aggiungere che l’odio di Morgana contro Ginevra e il suo studio di perderla, traggono anch’essi origine da un amore sprezzato. Lancilotto non volle sapere della maga, come Cefalo della Dea. Sennonché io non vedo alcun indizio che Lodovico abbia posto mente a siffatta circostanza.
Ma diremo noi qui che la metamorfosi abbia richiamato il nappo, o il nappo la metamorfosi? - Faccio grazia ai lettori delle mie lunghe elucubrazioni su questo problema, conchiuse da ultimo con un Non liquet.
All’incontro, è ben chiaro di dove il poeta abbia preso quel nappo. Egli stesso ce lo vuol dare a conoscere, dicendolo fabbricato da Morgana per fare accorto il suo fratello Del fallo di Ginevra. Qui si allude di certo a un episodio del Tristan (I, 73 v.o),(2212) che già parecchie volte fu ricordato a questo proposito dagl’illustratori del Furioso.(2213)
Due fratelli, Lamorat de Galles e Drian, ritornandosene dalla Cornovaglia pieni di maltalento contro re Marco e lo stesso Tristano, trovano un giorno ad una fonte un cavaliere e una donzella, con due scudieri.
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