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      Tale è il racconto del Tristan. Ma, come mai si può dire che l’Ariosto alluda ad esso, mentre, se la virtù del suo nappo conviene nella sostanza con quella del corno, la procedura è diversa del tutto? Ché nel romanzo francese la fedeltà femminile si sperimenta direttamente sulle mogli: nel Furioso all’incontro sono i mariti che tentano di bere. S’immollano i cornuti, non le adultere. Il disaccordo non ci sembrerà tuttavia strano, se riandrem col pensiero il cammino che siam venuti facendo. Tutto ciò che vuol penetrare nel poema ariosteo, deve rinunziare i suoi diritti nelle mani del poeta. Questi è arbitro assoluto del conservare e del mutare, sicché costringe questa e quella cosa, non solo ad essere, ma a darsi anche l’aria d’essere stata già prima ciò che torna meglio ai bisogni ed alle condizioni presenti.
      Che queste condizioni non permettessero di tenersi fedeli ai dati del vecchio romanzo, appare manifesto per poco che si guardi. Resta però sempre a vedere se il rimedio sia stato libera invenzione di Lodovico, oppure suggerimento venuto dal di fuori. Il corno del Tristan non è un’apparizione isolata, e non è neppure nient’affatto il prototipo della specie. Vera sede della scena a cui noi abbiamo assistito in Cornovaglia è la [576] corte di Artù.(2226) Ivi essa avviene più d’una volta, dando luogo ad episodî di opere maggiori e a composizioni indipendenti.
      In quella parte del Perceval che spetta a Gautier de Doulens, un giorno che il re tiene una ricca corte a Charlyon, ecco arrivare un cavaliere riccamente vestito:


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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