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      A son col ot pendu .I. corD’ivoire, a .IIII. bendes d’or,
      Plaines de pieres presiouses,
      Moult cleres et moult vertuouses.
      (V. 15679.)
      Il corno possiede la gran virtù di rinnovare, migliorato e accresciuto, il miracolo di Cana: muta l’acqua in vino, del migliore che mai sia stato. SoloJa nus chevaliers qui soit ja
      Ja a ce cor ne buveraSe sa fame li a boisié(2227)
      U s’amie d’amor trecié(2228),
      Que li vins n’espange(2229) sor lui.
      (V. 15703.)
      Artù fa riempire il corno. La regina cerca invano di persuaderlo a non bere. Il re prova, e s’infradicia. Dopo di lui tentano Kex ed Yonet, con la medesima sorte. Il corno è quindi presentato a Carados:
      Carados le prent, si douta.
      (V. 15751.)
      Ma la fedele sua donna lo incita, ed egli beve senza spargere gocciola. È il solo di tutta la corte:
      Tout si l’asaient(2230) apriès li,
      Mais n’i ot nul ki ne mollast.
      (V. 15756.)
      Quest’avventura non è se non compendio di una narrazione più ampia.(2231) Mi par probabile che le abbia servito di modello [577] il Lais del corn di Robert Biket:(2232) un poemetto di seicento versi, che racconta le stesse cose ben più compiutamente e anche più logicamente. Garadue - così è scritto nell’unico codice il nome di Carados - beve per ultimo, come richiede l’ordine intrinseco delle cose, non già tra i primi.(2233)
      Dal corno è emanato evidentemente il Mantel mautaillé:(2234) un mantello, che, indossato da una dama non leale verso lo sposo o l’amico, s’accorcia o da una parte o dall’altra, ora più, ora meno, a seconda del vario genere e grado d’infedeltà. L’autore di questa variante - sia detto per incidenza - era uomo dotato d’ingegno e di spirito, ed il suo poemetto è riuscito davvero una cosa assai graziosa.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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