(2257) Ed oro, [584] perle, diamanti cadono dalla capigliatura di una fanciulla in un racconto non meno diffuso forse dei precedenti.(2258)
Ancora non mi contento, e mi chiedo, perché Manto, tra le metamorfosi, abbia scelto questa. - O non s’aveva forse nel seguito del racconto originario il cane meraviglioso donato a Procri da Diana, e non era per cupidigia di quello che Cefalo consentiva alle vergognose proposte del finto straniero? - Sicché abbiamo qui un’infiltrazione della seconda parte nella prima. Per meglio convincersene, si osservi che anche Argìa, come Cefalo, cerca anzitutto di comperare il cane (XLIII, 109). E Adonio, come Procri, rifiuta di darlo per altro prezzo che d’amore.(2259)
Ecco dunque che guardando bene si scorgono le fila per cui la storia di Adonio si riconnette col suo primo modello. È notevole che in taluna delle innovazioni additate la creazione ariostea s’incontri con un antico racconto tedesco emanato dalla stessa fonte. Il cinto (Der Borte) di Dietrich von Glezze è infatti esso ancora una derivazione delle vicende di Cefalo.(2260) Anche qua dentro il seduttore non è nient’affatto il marito. Questi, con licenza della moglie, se n’è andato ad un torneo, e frattanto la donna è vista da un bel cavaliere, che subito ne innamora. Per piegare la donna, egli le offre, tra l’altre cose, due magnifici cani da caccia. Non sono essi tuttavia che [585] producono la vittoria; alla bilancia il tracollo è dato anche qui da qualcosa di soprannaturale: un cinto tempestato di gemme, che preserva il portatore dall’essere ucciso e lo rende sempre vittorioso.
| |
Manto Procri Diana Cefalo Argìa Cefalo Adonio Procri Adonio Der Borte Dietrich Glezze Cefalo
|