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      (2261) Insieme col cinto la donna riceve tuttavia e i cani, e un astore, e un cavallo. L’infedeltà è subito svelata da un servo, che corre incontro al suo signore. Quegli allora, senza nemmeno vedere la moglie, volta il cavallo e va in Brabante. Della seconda parte è inutile discorrere.
      Di un rapporto tra la narrazione tedesca e la nostra altro che molto indiretto, non è certo da parlare. Se mai, sarebbe da aver presente come anche la Biblioteca di Apollodoro (III, 15, 1) faccia Procri infedele di fatto a Cefalo, non nell’intenzione soltanto, e sappia anche proprio dirci il nome di colui, dal quale la donna, per una corona d’oro, si lascia vincere. E il tratto è giudicato originario dal sagacissimo Wilamowitz.(2262) Ma nel racconto ariosteo esso sarà probabilmente ripullulato, piuttosto che disceso. E così vorrà di preferenza attribuirsi a incontro fortuito il fatto curioso che un palazzo magnifico, da far riscontro a quello sull’uscio del quale l’Ariosto colloca il suo Etiope, sia dato da un rampollo della nostra medesima stirpe raccolto modernamente nella tradizione orale degli Arabi.(2263)
      Neppure aguzzando la vista come procuriamo di fare, la storia di Cefalo non basta a spiegarci l’origine di ogni cosa. Adonio, che per acquistarsi l’amore d’Argìa spende a profusione e si riduce in povertà senza esser venuto a capo di nulla, mi arieggia un poco il Federigo Alberighi del Boccaccio.(2264) Ma quando, consumati gli averi, egli se ne va in paesi lontani, [586] donde, dopo sette anni, più non reggendo al desiderio di rivedere la donna, ritorna in patria, mi ricorda un altro innamorato del Decamerone: Tedaldo degli Elisei.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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