Così il ritorno d’ognuno alle case, viene da sé, per una necessità assoluta. Ci tornano i Nubi (XLIV, 19-21), ci torna il vento di mezzogiorno (st. 21-22); ci ritorna Astolfo, ci ritornano Orlando ed Oliviero, e con loro se ne vengono Ruggiero e Sobrino (st. 18; 26). Il meraviglioso si discioglie in nebbia. Come le navi ridiventarono frondi,(2279) i cavalli si convertono di nuovo in sassi (st. 23); l’ippogrifo è lasciato libero, e se ne va chissà dove (st. 24-25). Il corno, sebbene si dica soltanto adesso, ha perduto da tempo la sua voce portentosa (st. 25).
Le accoglienze trionfali a Parigi (st. 28 sgg.) sono anch’esse un corollario della vittoria. La parte descrittiva (st. 32-34) suppongo ritratta dal reale e da quanto s’era veduto nella stessa Ferrara. Lo scabro comincia allorché si trovano a fronte la promessa di Rinaldo a Ruggiero, e l’impegno assunto da Amone coll’imperatore di Costantinopoli (st. 12-13; 35-36). Qui viene [591] a prodursi una situazione che la vita ci offre ogni giorno. Una fanciulla, che ama, riamata, un giovane, il quale possiede tutte le doti immaginabili, salvo la ricchezza (st. 48-51); genitori che la vogliono collocare più vantaggiosamente, sia pure a tale che non l’ha vista mai; la fanciulla si decide a resistere e immagina un espediente per mandare a vuoto le nozze; i genitori, trovando opposizione, infuriano e si ostinano: o non è questa forse la storia di un bel numero di ragazze? storia che la drammatica ha afferrato da gran tempo e messo sulla scena in centinaia e centinaia di commedie.
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