Sicuro: l’intreccio che qui il poeta viene annodando emana dalla vena comica, anziché dall’epica. E sta benissimo; l’epopea romanzesca ha larghe le braccia, e può accogliere tutto; essa calza colla stessa disinvoltura il coturno ed il socco.
Nondimeno da una fonte epica deriva pure qualcosa. Il pensiero primo di suscitare ostacoli alle nozze va ricondotto a Virgilio, da cui anche nella forma primitiva del poema Lodovico aveva preso la scena finale. Beatrice, in qualche modo, ci rappresenta Amata.(2280) Ce la rappresenta, in quanto deve a lei, a quel che sembra, l’esser venuta a occupare questo luogo. Ché del resto è un carattere vero e vivo in grado sommo questa madre ambiziosa, gonfia del futuro esaltamento della figliuola, e sdegnosa di un genero, nel quale essa non pare veder altro che la povertà (st. 37-38). E una figura assai ben concepita sarebbe altresì quella fanciulla, combattuta tra il rispetto figliale e l’amore (st. 39-40), ma che alla fine cede al sentimento più vivo. Peccato che questa fanciulla sia Bradamante: una donna guerriera!(2281)
Dunque, come dicevo, il poema dalle altezze del mondo eroico scende ora alle condizioni della vita quotidiana. Di qui la materia. Nei romanzi cavallereschi anteriori non saprei trovare termini convenienti di paragone. C’è bensì anche in quelli un’infinità di ragazze in gran pericolo d’essere maritate contro genio; sennonché i genitori non sono mai dalla parte del pretendente, che è sempre un vecchiaccio di ottant’anni o giù [592] di lì, e per non sacrificare la figlia, si sobbarcano a tutti i disagi e i pericoli di una guerra e di un assedio.
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Virgilio Lodovico Amata Bradamante
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