Né la donna rifiuta il vecchio per amore di un giovane. Il giovane - sempre uno dei soliti paladini - sopravviene solo quando gli assediati sono ridotti a mal partito, e, naturalmente, colla stessa facilità dissipa i nemici e conquista il cuore della fanciulla.
Ruggiero e Bradamante sfogano il loro animo in due soliloquî, dove l’artifizio rettorico soffoca un poco troppo la passione (XLIV, 41-47; 52-58). A questi soliloquî s’aggiunga l’ambasciata della fanciulla all’amante (st. 61-66), portata da una cameriera, secondo gli usi della vita e della commedia. In tutto ciò ha ben poco luogo l’invenzione nel senso nostro, e quindi la ricerca delle fonti. Ben va notata col Molini(2282) la stretta somiglianza del messaggio di Bradamante, e in parte anche delle ottave che introducono il lamento di Ruggiero (st. 48 sgg.), coll’elegia ottava del nostro stesso poeta. Si vorrebbe sapere quale delle due composizioni sia anteriore. Più che probabilmente l’elegia, anche perché, come ho detto, s’ha qui a fare con una parte del poema inserita la prima volta nell’edizione che precedette di ben poco la morte di Lodovico. Ma e quell’elegia, com’era nata? È scritta in nome di una donna (v. 26):(2283) il che accresce di molto le incertezze. Per una persona amica? E allora vorremo forse sospettare che anche le nozze contrastate ritraggano i casi della persona medesima? Ecco un quesito non facile da risolvere.
Tuttavia si può almeno mettere avanti una supposizione. L’Ariosto potrebbe aver composto quell’elegia precisamente per Bradamante.
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