Un appoggio par di trovarlo in certi versi, che parlano di re e d’imperatori:
E forse avete più ch’altri non vuole,
Quando nel mondo il più sicuro regnoDi questo, re né imperator possiede.(2284)
Forse quelle sedici terzine erano destinate a prender luogo nel poema, a quel modo che nei romanzi in prosa del ciclo d’Artù [593] si trovano inseriti lais e lettere in versi. Più tardi il vantaggio di usare qui una forma più adatta al contenuto, non dovrebbe esser parso a Lodovico, o agli amici suoi, una ragione sufficiente per farsi lecita la mescolanza dei ritmi. Allora egli dovrebbe aver rifuso le terzine in ottave.
Al mondo cavalleresco e tradizionale ritorniamo quando alla fine Bradamante, Rivocando nel cor l’usato ardire, E lasciando ir da parte ogni rispetto (st. 68), ossia tornando ciò che dev’essere, si fa concedere da Carlo una grazia a sua scelta, e quindi chiede di non dover subire un marito,
. . . . . . . . . se non mostraChe più di me sia valoroso in arme.
(St. 70.)
Volendo ricercare le origini prime, dovremo risalire fino ad Atalanta.(2285) Per costei la prova consiste nella corsa: genere di tenzone assai più naturale ad una donna. E la corsa è ritenuta anche dal Boiardo nella storia di Leodila,(2286) figliuola del re delle Isole Lontane (I, XXI, 55). Ma l’esperimento delle armi occorre non di rado ancor esso. A noi, in questo luogo, poco giova il ritrovarlo in un racconto dei Sette Visir.(2287) C’importa bensì di Galiziella, a cui sappiamo quanto sia da aver riguardo in tutta la storia delle donne guerriere.
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