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      Di lei innamora poi perdutamente Pelyas, re di Leonois. Ospitato da Thanor, del quale fin allora fu sempre amico, la notte gli s’avventa colla spada sguainata, mentre prende il fresco ad un balcone. Thanor, spaventato, precipita nel fiume sottoposto. Non muore: dalla corrente che lo vien trascinando, è tratto fuori da certi pescatori, i quali lo raccolgono nella loro barca, e in essa lo trasportano, prima che si sia riavuto, nel territorio di Leonois. Ivi due cavalieri lo riconoscono, lo curano, e lo tengono quindi in custodia, per incarico del re, al quale hanno significato la cosa. Giacché questi, sfogata nella notte fatale la sua passione per Chelinde, che al buio e nel sonno lo credette il marito, ha fatto ritorno sollecito ne’ suoi dominî, donde muove guerra ai Cornovagliesi, sperando di acquistare la donna amata.
      Alla difesa della Cornovaglia dovrebbe pensare Paladès, fratello di Thanor. Egli non sa veder scampo. Un «philosophe» gli designa come unico salvatore possibile un prode che dimora in grande affanno sopra una certa roccia, in mezzo al mare. Questi non è altri che Sadoc. Una nave è subito spedita a trarlo dal suo esilio. Egli, riconoscente ai suoi liberatori, è contento di essere campione della Cornovaglia contro [599] Pelyas. Il duello segue in corte di Maronex,(2302) re di Gaule. Dopo gran battagliare, Pelyas si vede in grave pericolo. Sadoc, desideroso di campare un avversario così prode, gli propone di rendere Thanor e di risarcire i Cornovagliesi. I patti sono accettati e mantenuti.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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