Il povero Pelyas è ad un bivio crudele; nondimeno finisce per scegliere Sadoc, posponendo, per quanto gli costi, l’amor di padre alla riconoscenza per il generoso avversario. Luce è dunque condotto al supplizio. Fortunatamente lo rapisce un gigante.
[600] Che cosa il gigante abbia fatto del giovinetto, Pelyas non sa. Tuttavia a poco a poco il pensiero della regina di Cornovaglia ripiglia il sopravvento. Un giorno ne parla a Sadoc, il quale, conosciuto il desiderio del suo benefattore, parte segretamente la sera, e condottosi travestito in Cornovaglia, rapisce Chelinde, e, senza averla ravvisata, la trae in Leonois. Se Pelyas sia lieto, non è da domandare. Si fanno dunque le nozze. Ma finalmente Sadoc e Chelinde si riconoscono. In loro è sempre vivissimo l’antico e reciproco amore. Però il cavaliere va dinanzi al re, e gli dice come gli ritenga la roba sua. Pelyas, meravigliato, promette subito di renderla. Saputo che si tratta della regina, resta sbalordito e afflittissimo. Mantiene ciò nonostante la fede; ma Sadoc, dubitando per il futuro, nottetempo se ne va colla donna. Più tardi Pelyas s’incontrerà ancora con lui e gli dirà (I, f.o 11) «q’il estoit moult durement corrociez de ce q’il s’estoit de lui parti en tele maniere: Car bien sachiez vraiement qe je vos amoie tant, et vos et vostre compaignie, qe tote ma vie peüssiez demorer avecques moi, qe ja ne vos en eüsse fet chose qi vos en eüst despleü.» E un’altra circostanza ancora. Uscito dal regno di Leonois, Sadoc giunge ad un castello.
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