Ma quand’anche ciò sia, par chiaro che l’esposizione fu ravvicinata ad un altro tipo, già studiato a proposito della storia di Zerbino e della mala vecchia. Bisogna [603] specialmente richiamare alla memoria i casi di Guieret e del Morhault,(2308) dove ritroveremo l’uccisione d’un figlio o d’un fratello del signore, da far buon riscontro a quella del figliuolo di Teodora (st. 86). Alle perfide donzelle si sostituisce il cavallier di Romania (st. 103), il quale in pari tempo prende anche il posto del valletto o del valvassore, che corrono a svelare la presenza di chi ha, o si crede, recato il gran danno.(2309) In ciò dunque l’orditura è più semplice; più complicata invece, in quanto il signore ci si sdoppia: i parenti dell’ucciso non sono qui una cosa stessa con chi eseguisce la cattura.(2310) Che se Ruggiero è preso in altra maniera che il Morhault e Guieret, e se si trova poi gettato in un fondo di torre (XLV, 9-10, 20) lo deve a re Manodante ed al Boiardo,(2311) ancorché già molti cavalieri avessero avuto una sorte molto simile. Ma nemmeno di questi antecessori, il poeta sembra essersi dimenticato del tutto. Lo penso in grazia di Leone (XLV, 41-50), il quale m’ha tutta l’apparenza di un surrogato alle donzelle che liberano dalla prigionia i cavalieri cristiani dei vecchi romanzi.(2312)
Il rimanente dell’episodio di Ruggiero e Leone non mi dà quasi materia di discorso. Vuol dire che ne darebbe tanto più a chi studiasse l’Ariosto, anziché le sue fonti. Certo bisogna andar cauti nell’affermare; ma a me sembra questa una delle parti più originali del poema.
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