Il rapporto essenziale è tuttavia quello col poema virgiliano. Sicché la tela, alzata forse a un cenno di Omero,(2321) cala come Virgilio suggerisce. Tanto è vero ciò che si disse, che l’Ariosto ravvicina il poema cavalleresco all’antichità classica.
Così la mia navicella ha urtato contro terra. Mi metto a sedere sulla riva, e raccolgo per qualche poco la mente. Certo sono ben lontano dal credere d’aver conosciuto appieno la formazione del Furioso. Già, non so chi volesse mai presumere di penetrare e aggirarsi sicuro, pur dovendo cercare [606] di spingervi lo sguardo,(2322) negli intricatissimi meandri del pensiero ariostesco, e di poter descrivere appuntino procedimenti inventivi, dei quali non di rado l’autore stesso non avrebbe più saputo dar conto.(2323) Ma anche in quell’ordine di indagini positive, a cui propriamente intendevo, moltissime cose mi sono indubbiamente sfuggite; in parecchie è impossibile ch’io non sia caduto in errore.(2324) Tuttavia non è, spero, lusinga soverchia il ritenere che nella somma i resultati corrispondano alla realtà.
Il poema ariosteo è dunque un tutto sommamente complesso. Nato dall’opera del Boiardo, si è arricchito di una moltitudine di elementi, raccolti da ogni dove. Anche tra le fonti l’Innamorato tiene un luogo assai cospicuo. Voglio dire che, dopo aver dato all’Ariosto un mondo epico, gli ha pur suggerito buon numero di episodî. Fino a che segno il poeta ne avesse piena la mente, mostra forse meglio d’ogni altra cosa una moltitudine di reminiscenze e prestiti minuti.
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