Ma poiché Ella dice che persone autorevolissime in lingue orientali non Le hanno saputo dar luce sull’origine del nome Senapo, così devo credere che il mio fosse un errore. Ad ogni modo se quel senápati fosse il progenitore del Senapo Ella potrà indagare. Forse quella parola sarà passata nel persiano o nell’arabo e quindi in Europa. Mi perdoni l’ardire e il disturbo,
devotissimoGiuseppe Morici
[681] [Tra le pp. 528-29, di mano del Rajna]Rispondo al Morici (Provved. agli Studi) 24 dic.:
«... E di considerazione è ben meritevole anche l’idea sua che in «Senàpo» ci si rifletta un «senápati». Certo vi son di mezzo difficoltà di vario genere. Se il Prete Janni è messo da taluni nell’Asia, la tradizione prevalente e quella che trova eco nel Furioso lo pone invece nell’Alto Nilo e quindi fra genti di tutt’altro linguaggio che l’indiano. Poi, se il Senàpo ariostesco aveva in gioventù intrapreso una spedizione guerresca, causa appunto della sua cecità (pp. 533-34), ciò costituisce un elemento non consueto, dacché il Prete Janni (p. 533) ha carattere spiccatamente sacerdotale, e se guerreggia, non suol condurre egli stesso gli eserciti. Quanto al non essersi trovato nulla nei testi, non farebbe ostacolo, una volta che al buio siamo in ogni caso».
[Tra le pp. 568-69, di mano del Rajna]Scrivo al Proto, 5 febbraio 1909:
«... Le do ... ragione quanto al punto di partenza. Nonché il mostro, neppure il cavaliere liberatore sarà da riguardare come «ministro di Malagigi». Non c’è motivo sufficiente di considerare ciò che segue nella Selva Ardenna come una continuazione del soccorso prestato prima dal cugino mago al cugino innamorato.
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