Riesaminai dopo di ciò le fondamenta del mio edificio, e non mi parve di vederle indebolite. Certo non è stato possibile di costruirle con pietre soltanto; ma io non credo che ci si deva rinchiudere negli angusti limiti di un gretto materialismo storico-letterario; e trovo assurdo non voler ammettere se non ciò che si discerne, quando le condizioni di luce son tali, da costringere a camminare tentoni.
(14) [1] Non mi so acconciare per nulla a quella terminologia francese, che, contro l’uso antico e la ragione intrinseca delle cose, esclude dai romans d’aventure i romanzi della Tavola Rotonda, ossia appunto i romanzi d’avventura per eccellenza. La mancanza di un vocabolo specifico per designare comodamente le composizioni più o meno congeneri, ma non rannodate al ciclo brettone, non mi pare un motivo sufficiente per confiscare a loro esclusivo beneficio questa espressione, privandone chi ci ha maggior diritto.
(15) [1] Son passati ventiquattr’anni dacché scrivevo queste parole; e ancora non è arrivato il tempo di cancellarle, o mutarle. Quanto al «presto», la mia speranza è dunque riuscita vana. Certo in questo frattempo s’è fatto molto per avvicinarci allo scopo; i diritti celtici, che io non supponevo neppur più contestabili e che nondimeno trovarono ancora degl’increduli, furono messi per sempre fuori di contestazione; intorno alla partecipazione degli Armoricani e dei loro confratelli d’Oltre Manica si sono avute dispute quanto mai istruttive; l’azione rinnovatrice francese fu per qualche caso studiata profondamente e genialmente: ma che la meta sia stata raggiunta, non si può dire davvero, e l’opera da me invocata si aspetta sempre.
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Tavola Rotonda Armoricani Oltre Manica
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