(22) [1] Arch. Stor. It., S.e Ia , t. VIII, p. 622.
(23) [1] Bisogna che rimandi a uno scritto mio nella Romania, IV, 161: Le Origini delle Famiglie Padovane e gli Eroi dei Romanzi cavallereschi.
(24) [1] La frase «più assai che i lembi», colla quale insisto maggiormente sul concetto già manifestato nella prima edizione, è una giunta impostami dai fatti venuti a galla nel frattempo. Ché, se l’imitazione dantesca in uno degli Ugoni d’Alvernia e ciò che veniva a dedursi dall’Attila di Nicola da Casola mi facevano ben pensare fin d’allora che l’attività franco-italiana si fosse anche nel dominio del romanzo cavalleresco continuata fino alla metà almeno del secolo XIV, non credevo che fosse da collocare verso quel tempo l’importantissima Prise de Pampelune; né sospettavo l’esistenza di un romanzo in prosa francese qual è l’Aquilon de Bavière, cominciato nel 1379, finito nel 1407 (THOMAS, Aquilon de Bavière, Roman franco-italien inconnu, in Romania, XI, 538). Vero che l’Aquilon, come mise bene in evidenza il suo ritrovatore (p. 543), suona in pari tempo a funerale per il romanzo franco-italiano colle «dolce rime d’otto versi», di cui l’autore s’è, con rammarico, limitato a valersi in un proemio, scritto probabilmente a opera finita, e nell’epilogo. Intorno al fatto resultato per la Prise ha ragionato sagacemente e dottamente il Crescini (Di una data importante nella storia della epopea franco-veneta, negli Atti dell’Istit. Ven., S.e 7a, t. VII - 1895-96 - p. 1150); il quale tuttavia s’è spinto tropp’oltre, e s’immagina d’altronde di essere in opposizione con me assai più di quel che gli mostreranno, rilette attentamente, le mie vecchie pagine 14 e 15.
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