(30) [1] Vedi le indicazioni date nella n. 2 della p. 12.
(31) [1] Sonetto Non più losinghe. Nell’ed. del Solerti (Le rime volgari e latine di M. M. BOIARDO, Bologna, 1894) a p. 162.
(32) [1] Qualcosa che conduce verso questa strada, possiamo dire di avere anche presso il Pulci (Morg., XII, 78; XV, 89), preceduto fino ad un certo punto dall’autore dell’Orlando (XXIV, 31), nei rapporti del paladino con Chiariella. Ma sono sintomi, e nulla più. Orlando rappresenta una parte passiva (XIII, 3; XV, 15); se risponde con qualche parola dolce alle dichiarazioni di Chiariella, gli è più che altro per amore della sua libertà (XIII, 9). Quanto alle dicerie del pubblico (XV, 92), sarebbe poco giudizio badarci. Però Rinaldo parla anche dopo al cugino come al cavaliere disamorato, ossia, che fa press’a poco il medesimo, fedele all’unico e purissimo amore per Alda (XVI, 56): «Io non vo’ disputar quel ch’Amor sia Con un che sol conosce Alda la bella».
(33) [1] Il Dunlop, History of Fiction, osa chiamare l’Innamorato addirittura «il più serio di tutti i poemi cavallereschi italiani» (Pag. 121 nella versione del Liebrecht).
(34) [1] E troppo non mi potei dilungare neppure nella conferenza L’Orlando innamorato del Boiardo, che per le stampe venne in luce dentro al volume La vita italiana del Rinascimento, Milano. Treves (1a ed. 1893), e che fu poi riprodotta negli Studi su Matteo Maria Boiardo, Bologna, Zanichelli, 1894, dati fuori in occasione del centenario del Conte di Scandiano.
(35) [2] Sul Mambriano sono da menzionare gli Studi e ricerche di C. Cimegotto, Padova, 1892.
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