Alla rassegna si aggiunga il Carducci (scritto cit., p. 232 e XIV), che manifesta idee dalle mie non molto dissimili.
(46) [1] Poema Eroico, I. III; p. 62 nell’ed. principe napoletana. Il Ruscelli, pur non andando al fondo, aveva visto meglio. Si legga la parte introduttoria delle Annotationi, et Avvertimenti sopra i luoghi difficili et importanti del Furioso, in appendice alle edd. Valgrisi.
(47) [2] Si potrebbe anche far vedere, come, se il ravvicinamento dei due poemi fa per solito apparire un soverchio, qualche volta lasci invece rilevare una lacuna, o qualcosa che le somiglia assai. Ruggiero e Gradasso hanno un bell’aspettare che si continui la loro avventura ad una certa torre: l’Ariosto non si prende pensiero di mantenere la promessa formale del Boiardo («Quel che Ruggier facesse e il re Gradasso Vi fia poi raccontato in altra parte», Inn., III, VII, 56), e si contenta di supplire con una narrazione indiretta, messa in bocca a Pinabello (II, 45). È un supplemento sì, ma imperfetto, che basta per informare i lettori, non per ristabilire la continuità nella parte di Ruggiero, se col Tasso si pretende di considerare «l’Orlando Innamorato e il Furioso.... come un poema solo». Che il supplemento non risponda neppure alle intenzioni del primo autore, si vedrà nel cap. III.
(48) [1] L’argomento che il Canello si dolse di non veder qui addotto (Zeit. für roman. Philol., I, 130), che varî nomi proprî suonino nel Furioso un po’ diversamente che nell’Innamorato, dice bene qualcosa, ma meno che egli non pensi; giacché le forme ariostesche sono in parte già date dalla tradizione toscana, o ne ricevono impulsi.
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