In fondo ci troviamo più che altro dinanzi ad una delle manifestazioni della ripulitura linguistica. In Rinaldo di fronte a Ranaldo la cosa è troppo manifesta.
(49) [2] Cfr. RUSCELLI, l. cit. Così si spiega come l’Ariosto dica a volte, quasi fossero ignote, cose arcinotissime ai lettori dell’Innamorato. Per esempio - e gli esempi potrebbero esser parecchi - c’informa che Fiordiligi è la donna di Brandimarte (VIII, 88: «A Fiordiligi sua nulla ne disse, Perché ’l disegno suo non gl’impedisse. - Era questa una donna, che fu molto Da lui diletta», ecc.
(50) [3] Romanzi, p. 78: «Et benché altrimenti introdur si potesse l’amor d’Angelica; pure fu così in tal modo posto per esservi l’essempio dell’Iliade, la quale ha la prima attione fatta appunto in simil guisa: essendo ella una contesa tra Achille e Agamemnone per conto di Chriseide.»
(51) [1] SPERONI, Opere (Venezia, 1740), V, 520: «Non per tanto bello è il poema, e piacevole così a dotti, come a indotti, mercé di tale, a cui il poeta tanto più fu ingrato, quanto più era tenuto: onde si può dire con Eschilo, invisi patris hoc mihi dulce est pignus.» E in una lettera a Bernardo Tasso, veduta dallo Zeno (Bibl. dell’El. It., I, 258), lo Speroni dichiarava «di esser rimasto scandalezzato che l’Ariosto, avendo tolto dal Boiardo l’invenzione e la disposizione del suo poema, e i nomi dei Cavalieri, si sdegna di nominarlo, o per dir meglio non osa, temendo col nominarlo di far accorgere il mondo, che egli tal fosse verso il Boiardo, qual fu Martano verso Griffone».
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