(152) [1] Ferruccio Martini, nelle note sue al Furioso (Torino, Paravia, 1896), dice, con riferimento al primo verso della st. 37, che «Ad O. Targioni-Tozzetti sembra, in questo e nei versi che seguono, abbellito qualche ricordo di Claudiano», e propriamente della rappresentazione di Venere al principio dell’Epitalamio di Palladio e Celerina. Egli rimanda all’Antologia della Poesia italiana; ma in realtŕ dovrŕ trattarsi di una comunicazione privata. L’emanazione č stata ammessa risolutamente dal Romizi nella Rassegna critica della Letter. it., III. 49 (l’ed. dell’Antologia citata a pič di pagina si cercherebbe invano, e nelle altre si cercherebbe invano la notizia); ma quanto a me, non la credo abbastanza fondata. Si badi quanto siano gravi le differenze: in particolare si consideri che Venere č tutt’altro che sola. E una volta sottratto ciň che č derivato senza dubbio da tutt’altra origine, non so cosa rimanga su cui stabilire la parentela.
(153) [2] Altri testi, riassunti dal Löseth, accrescerebbero di parecchio la ricchezza: pp. 60, 152, 160, 352. Di questi, non avendoli davanti per disteso, posso tener conto solo in modo affatto subordinato.
(154) [3] V. piů oltre, p. 79.
(155) [1] Eccettuato un caso (p. 152), si tratta di Palamidesse anche negli esempi indicati nella nota 2 della pagina precedente.
(156) [2] LÖSETH, p. 105.
(157) [3] Ib., p. 110-12.
(158) [4] Ib., p. 273.
(159) [1] LÖSETH, p. 292.
(160) [2] Ib., p. 316.
(161) [3] Si cfr. nel Canzoniere dello stesso Boiardo la poesia che comincia Se io paregiasse el canto a i tristi lai (p. 143 nell’ed. del Solerti); e si vedrŕ come a volte ci siano propriamente rapporti tra l’Innamorato e la vita intima e reale del poeta.
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