(162) [1] LÖSETH, p. 58; Tristano Riccardiano, p. 295.
(163) [2] LÖSETH, p. 70.
(164) [1] LÖSETH, p. 78.
(165) [2] Ib., p. 286.
(166) [3] Solo per metà gli rassomiglia Brunor. Con questi conviene Palamidesse nel Löseth, p. 160, che «une heure rioit, et une autre heure si plouroit».
(167) [4] Veramente colei; poiché amour è femminile in antico francese.
(168) [5] TASSI, p. 55; LÖSETH, p. 429.
(169) [6] Questa si ridurrebbe in ogni caso all’accoppiamento di due motivi, di cui anche il secondo spetta al Tristan, che ce lo presenta senza antecedenti, per effetto di un’omissione materiale, nel testo mio solito (II, f.o 26); e con antecedenti diversi (LÖSETH, p. 143), ed anche in più di una forma, in altri manoscritti (ib., p. 146; e cfr. p. 222). Nulla di certo inventò Rusticiano, se, come crede il Löseth (p. 429, n. 1), son dovuti a derivazione da un originale comune gli stretti rapporti tra la narrazione sua e il Cantare quando Tristano e Lancielotto conbatetero al petrone di Merlino, che io pubblicai accoppiato coi Cantari di Carduino, Bologna, 1873 (Scelta di Cur. lett., disp. CXXXV). Sta, pur titubando, a me par sempre esserci luogo per l’ipotesi che da Rusticiano sia emanato il poemetto. V. l’introduzione mia, p. LII sgg. Non inutile avvertire a questo proposito che il racconto di Rusticiano s’è intruso, fedelmente tradotto, anche nel Tristano veneto di Vienna (Parodi, Il Trist. Ricc., p. CXX).
(170) [1] TASSI, p. 113; LÖSETH, p. 450; ALAMANNI, IV, 32.
(171) [2] Trist., II, f.o 158 v.o: «Celui jor fesoit si grant chaut com a l’essue de mai souloit fere…. - Qant il fu einssinta) sor la fontaine, com je vos di, por ce q’il avoit chaut et de chalor del soleil, et del chevauchier q’il avoit fet le jor, il dit a soi meesmes q’il descendroit.
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