(206) [4] Si veda anche XLII, 60-64.
(207) [5] Lì stesso tuttavia (st. 56) si parla pur sempre di riviera; e poco più addietro, nel canto medesimo (st. 26), per additare quest’acqua, dopo aver parlato della vera fonte, si è detto che passava lì presso.
(208) [6] Ne ometto quindi talune che figurano nella prima edizione.
(209) [1] Dal boivre derivò le fontane il Dunlop (DUNLOP-LIEBRECHT, p. 85). E molto ci si fermò il Panizzi, sebbene paia attribuirgli minore importanza.
(210) [2] Di nessun aiuto riesce «la fonte de Amor» nella 6a fra le Egloghe italiane (p. 289 nell’ed. del Solerti), meno che mai dopo che di quell’egloga il Mazzoni ha, a mio vedere, chiarita bene l’allegoria (Studi su M. M. Boiardo, p. 335-340).
(211) [3] Declam. XIV e XV nella serie delle diciannove maggiori.
(212) [4] XXXI, 2, 16. Non avvertito da me, il Fons Cupidinis fu segnalato dallo Scherillo: Arcadia di JACOPO SANNAZARO, p. CLX-CLXI. Curioso il nome, ragguagliato all’effetto. Ci fu mai confusione con qualcosa di opposto?
(213) [1] La derivazione mi è stata indicata dal dott. Giovanni Nicolussi, dal quale il Dittamondo aspetta un’edizione critica ed ampie illustrazioni.
(214) [2] ISIDORO: «Cizici fons amorem Veneris tollit. Boeotiae lacus furialis est, de quo qui biberit ardore libidinis exardescit.»
(215) [3] Qui si affacceranno alla mente anche l’Eunoè e il Letè, che in cima al monte del Purgatorio dantesco sgorgano in direzioni diverse da un’unica scaturigine.
(216) [1] Avuto riguardo all’autore, non tralascerò di far menzione espressa delle due fonti «Nell’isole famose di Fortuna» presso il Petrarca, Canz.
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