... E la valle v’era scura e pericolosa .... E lo palagio che era in mezzo della grande valle,» ecc. (Ib. p. 222. Cfr. Fur., IV, 10-12.) In modo un pò diverso son presentate le cose nel Tristano Ricc., p. 335, che tuttavia offre al confronto certe sue frasi, p. 331-32.
(286) [2] ippòtauros, ippalektrüon, ippokàntharos, ippèlafos, ippotraghèlafos; e altresì, nonostante la diversità del senso ippoghèranos, e ippoghüpos..
(287) [3] FAUSTO DA LONGIANO; LAVEZUOLA; NISIELY. Così invece non pare al Bolza, p. XXII.
(288) [1] Si veda il Benfey, Pantschatantra, I, 159, e in generale tutto il § 56. Quanto a me, segnalerò, perché avrà occasione di riapparire nel cap. XIX, l’elefante bianco Çvetaraçmi, metamorfosi di un Gandharva, nel Kathásarit-ságara, cap. XXXVI (I, 328 nella versione del Tawney, Calcutta, 1880-84).
(289) [2] Lo Pseudo-Višnu, lib. I, narraz. V (BENFEY, II, 48). Il racconto non s’ha che nella redazione indiana.
(290) [3] Notte 390 sgg. secondo la «volgata»; IX, 74, nell’ediz. di Breslavia, 1836-40; II, 517, nell’ed. Lane.
(291) [4] Nel compendioso e meschino rimaneggiamento di Qâdiri tradotto da C. J. L. Iken, nov. 22 (Touti Nameh. Eine Sammlung Persischer Mährchen von NECHSCHEBI, Stuttgart, 1822; p. 93); nella versione turca, fatta tedesca da G. Rosen, notte 24 (Tuti Nameh. Das Papagaienbuch, Lipsia, 1858; II, 165). Non potrei nemmeno lasciare senza menzione il cofano di Malek nei Mille e un Giorno (G. 110), né il cosiddetto Trono di Salomone, menzionato anche da Qâdiri nel l. cit.
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