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      Ma sempre con la penna solcar dritto,
      Da Euterpe accompagnato e da Talia.
      (XXXVI, 71-73.)
      (299) [2] Le ali sono aggiunte dal Pulci a un altro cavallo (XIII, 52), che l’Orlando (XXVI, 7) gli presentava soltanto «fiero», feroce. Ma dopo essere apparse nel verso «Un gran caval co’ denti e con le penne», si direbbe che subito rientrassero, dacché non se ne tiene più conto.
      (300) [3] Riguardo alle origini dell’episodio, V. Rass. bibliogr. della Lett. it., VII, 2.
      (301) [4] Nella versione prosaica toscana, lib. I, cap. II; nel testo in rima, cantare II.
      (302) [1] Il passo è richiamato dal Panizzi e da altri.
      (303) [1] Anche questo luogo ricorda il Panizzi, sebbene non ne cavi sufficiente partito.
      (304) [2] Parecchi si vedono già raccolti da J. MAZZONI, Difesa di Dante, I, 423, appunto a proposito dell’ippogrifo. Anche il passo di Alberto Magno mi è suggerito da lui, sebbene io lo riporti con lezione diversa.
      (305) [1] ERODOTO, III, 116; IV, 13 e 27; ESCHILO, Prometeo, v. 845.
      (306) [2] PANIZZI.
      (307) [3] PIGNA, Romanzi, p. 86; PANIZZI; BOLZA, p. XXII. Un singolare riflesso medievale della leggenda del capo di Medusa fu accolto da Gervasio di Tilbury negli Otia Imperialia, e si può vedere illustrato con altri riscontri dal Liebrecht nella sua edizione (Hannover, 1856), p. 92-94. Esso è viepiù degno di menzione, per essere penetrato nella materia di Brettagna, dando luogo nel Livre d’Artus all’avventura della «Laide semblance». V. FREYMOND, Beitr., p. 7-9 e 69-77. Cfr. anche la nota 6.
      (308) [4] OVIDIO, Met., IV, 655; v, 180.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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