(309) [5] LUCANO, Phars., IX, 669. Cfr. Met., IV, 780-81.
(310) [6] Esso era già, e ben naturalmente, di cristallo, in molte redazioni: BOCCACCIO, De Geneal. Deor., l. X; Gesta Romanorum, ed. Oesterley, p. 626; ecc. Lo specchio e l’uso che ne è fatto provengono dal modo come nel medioevo si credeva che fosse da combattere il basilisco. Va tuttavia notato che apparisce anche in un’altra emanazione che di Perseo e Medusa occorre nel Daniel dello Stricker (V. Hist. litt. de la France, XXX, 136): un romanzo del ciclo brettone, spettante alla prima metà del secolo XIII, che non si sa bene se fabbricato dall’autore tedesco, oppure invece, com’egli afferma, tratto dal francese. Questa emanazione non mi pare indipendente del tutto da quella di cui s’è detto nella nota 3.
(311) [1] Qui viene ad aversi in atto la spiegazione data alla favola dai partigiani delle dottrine evemeristiche e delle interpretazioni allegoriche. V. del resto la redazione venuta a intromettersi nei Gesta Romanorum.
(312) [2] D’incanto non c’era neppur bisogno, stando alle idee medievali sulle gemme; ed io non assicurerei che ne parlasse l’originale del Viaggio, senza tuttavia voler ricavare un argomento dal silenzio a p. 140.
(313) [1] S’intende che non c’è luogo nemmeno al più lontano dubbio per lo scudo di Hagen, fregiato d’argento, che, stando alla Vilkina-Saga, cap. 165 (t. II, p. 22 nella versione del von der Hagen), illuminato dal sole, splendeva in modo, da non poterne a lungo essere da nessuno sostenuta la vista.
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