Il mito dell’infanzia di Giove sull’Ida ebbe in antico questa interpretazione evemeristica, che al bambino attendessero, alimentandolo con latte e con miele, Amaltea e Melissa, figlie del re Melisseo. Narrando di ciò, Lattanzio soggiunge: «Melissam... a patre primam sacerdotem Matri Magnae constitutam; unde adhuc eiusdem Matris antistites Melissae nuncupantur.» (Divin. Inst., I, 22.) Ed anche altre sacerdotesse di divinità ctonie sappiamo essere state dette mèlissai Né queste notizie rimasero recondite. Ha in esse le sue radici una narrazione in cui Giovanni da Prato conta assai lungamente di una Melissa, figlia di Ulisse e di un’altra Melissa, figliuola alla sua volta di una Melissea, ninfa della «selva Ida». (Il Paradiso degli Alberti, l. I; in Scelta di Cur. letter., disp, LXXXVII, p. 102-171.) Dopo di ciò è un di più il soggiungere che si chiama Melicia una sorella di Amadigi. (Amadís, l. I, cap. 3.)
(369) [1] Non dico che non si ricorra talvolta a libri di magia e che non si scongiurino potenze sovrumane, misteriose. Un esempio caratteristico nel Lancelot, quando il savio Elia fa che sia svelata a Galehault l’ora della sua fine. La lettura del libro fatale ha qui per effetto l’apparizione di una mano rossa come fuoco, che impugna una spada vermiglia gocciolante sangue. V. PARIS, Rom. de la T. R., IV, 127.
(370) [2] V. ciò che scrive G. Paris nell’Introduzione al Merlin del codice Huth, p. XLV, in nota.
(371) [3] Soprattutto si suole identificare colla Dama del Lago l’amata di Merlino, ossia Viviana o Niniana.
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