» Ma qui pure altro è parere, altro essere. Quei mostri non costituiscono già una torma; custodiscono ciascuno il cerchio del peccato che personificano, e non sono né più né meno che imitazioni dei mostri posti da Dante a guardia dei gironi infernali.
(533) [1] Si veda l’introduzione del Bartsch al vecchio poema tedesco Herzog Ernst, Vienna, 1869, p. CXXXIII-V, CLXVI-LXXII, e lo scritto speciale di L. Tobler, Ueber sagenhafte Völker des Altertums und Mittelalters, nella Zeits. für Völkerpsychologie und Sprachwissenschaft, XVIII (1888), 225-54. Un lavoro promette anche E. Freymond, il quale frattanto ci ha dato una ricca nota, a p. 54-55 del 1o dei Beiträge.
(534) [2] Per il dominio francese, cfr. la nota seguente. Per il brettone, si veda FREYMOND, Beitr., p. 54, e il t. XXX dell’Hist. litt. de la Fr., p. 90.
(535) [3] I, III, 40; XVI, 123. I centauri, sotto il nome di Sagittaires, sono anche in chansons de geste: per es. nella Mort Aymeri de Narbonne, v. 2416 sgg., e nel Charles le Chauve (V. Hist. litt., XXVI, 106). Essi dovrebbero esservisi insinuati, stando a G. Paris (La Vie de Saint Gilles, p. XLII, n. 5) dal Romans de Troie. E appunto dal Sagittario condotto al soccorso di Troia son detti discendere quei Centauri, che l’autore del Fortunato (V. pag. 166, n. 3) fa incontrare al suo eroe nei deserti dell’India. A forza d’usare con ogni sorta d’animali, la razza s’è variata in modo, da somigliare alla torma mostruosa dell’Ariosto: (f.o 78 r.o) «Allora.... viddono venire verso di loro gran partte di cientauri.
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