Qual era mezo lione e mezo uomo; quale mezo cavallo, qual capra, qual bue, e qual drago, qual cane: di tutte le maniere d’animali grandi. E quine erano mezi animali e mezi uomini.» Centauri abbiamo anche nell’Ancroia, canto XIX e XXI.
(536) [1] VII, II, 23: «In multis autem montibus genus hominum capitibus caninis ferarum pellibus velari, pro voce latratum edere». Cfr. st. 64 e 61.
(537) [2] Questi riscontri fanno sì che il Nisiely, colla solita inconsulta esagerazione, dia senz’altro la torma dell’Ariosto come presa da Plinio.
(538) [3] Anche Pane, ossia il Satiro per eccellenza, fa parte del tiaso di Bacco.
(539) [4] Non devo lasciare il soggetto senza menzionare il ricco capitolo sulle mostruosità umane in testi dei Gesta Romanorum (p. 574 nell’ed. Oesterley). Esso non ha per noi tuttavia l’importanza che farebbe supporre l’esservi ogni mostruosità accompagnata da una spiegazione allegorica, dacché, più spesso che sinistra, la spiegazione è lusinghiera. Si principia dai Cinocefali, i quali «significant predicatores». Cfr. st. 64.
(540) [1] Fur., VI, 75: Giostra, I, 73; e il luogo della Giostra è segnalato anche dal Lavezuola. (Cfr. CLAUDIANO, Epit. cit., v. 72.) Col verso, (st. 75) «Volan scherzando i pargoletti amori», è impossibile non raffrontare, (Giostra, I, 123) «Sopra e d’intorno i piccioletti amori Scherzavon nudi, or qua or là volando», sebbene le concomitanze differiscano assai.
(541) [1] Quale raccolta copiosa e ordinata di materiali riesce assai utile Il tipo estetico della donna nel medioevo del Renier; Ancona, Morelli, 1885.
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